Se pensate alla plastica nella vostra vita, probabilmente vi vengono in mente oggetti come bottiglie, contenitori per il cibo e giocattoli. Per quanto ci sforziamo, eliminare totalmente la plastica è difficilissimo. Spesso, in realtà, siamo inconsapevoli di usare plastica. Forse perché molta di quella che usiamo, in realtà, è invisibile. Si tratta di minuscole particelle di materiale plastico che sfuggono spesso alla nostra percezione, chiamate microplastiche e nanoplastiche.
Le microplastiche, generalmente più piccole di 5 millimetri, e le nanoplastiche, che misurano appena 1pm (0,001 mm), sono presenti in molti aspetti della nostra routine quotidiana, più di quanto a volte immaginiamo. Non hanno a che vedere solo con le bottiglie e nei contenitori che usiamo, ma anche – e soprattutto! – con i prodotti per la cura personale che utilizziamo, coi tessuti che indossiamo e persino coi cosmetici che compriamo.
Le microplastiche e nanoplastiche possono essere divise in due categorie. Le “primarie” sono rilasciate direttamente nell’ambiente a causa dell’uso di prodotti con componenti di derivazione plastica. Ad esempio, il lavaggio di abiti sintetici rilascia una quantità significativa di microplastiche nell’acqua di lavaggio che rappresenta il 35% circa delle microplastiche primarie. Altre fonti di microplastiche primarie includono ad esempio l’abrasione delle gomme degli pneumatici e l’aggiunta intenzionale di microplastiche nei prodotti di bellezza e pulizia, spesso impiegate come conservanti.
Le “secondarie” sono invece il risultato della degradazione di oggetti di plastica di maggiori dimensioni. Non essendo un materiale biodegradabilità, cioè scomponibile in elementi più piccoli non inquinanti da fattori naturali come batteri o elementi atmosferici, la plastica si frammenta lentamente nel tempo, dando vita a queste particelle più piccole, altamente pervasive e fortemente inquinanti: le micro e nanoplastiche.
Possiamo fare qualcosa
Ma cosa possiamo fare di fronte a questa minaccia invisibile? La buona notizia è che abbiamo, ognuno di noi, il potere di cambiamenti positivamente la situazione, limitando la diffusione delle microplastiche, impattando così in maniera estremamente positiva sull’ambiente. Ma cosa significa, concretamente?
Può sembrare banale, ma il primo passo è quello di ridurre al minimo indispensabile la plastica che ci circonda. Studiosi hanno stimato che solo il 31% circa dei manufatti di plastica che usiamo quotidianamente sono di lunga durata, mentre il 60% di questi viene gettato. [1] Ridurre il nostro consumo di plastica non significa solo comprare meno oggetti fatti di materiali plastici, ed evitare le soluzioni monouso: significa anche e soprattutto smaltire correttamente i rifiuti plastici, per assicurare un processo di riciclo il più efficiente possibile. Ridurre il nostro consumo, significa potenzialmente ridurre i rifiuti plastici abbandonati e, quindi, ridurre le micro e nanoplastiche in circolo nell’ambiente.
Ci sono, inoltre, una serie di accorgimenti che possiamo adottare per ridurre sensibilmente il numero di microplastiche primarie che disperdiamo quotidianamente.
– Abbigliamento: Optare per materiali naturali come canapa, seta o lana, riducendo al minimo i lavaggi e proteggendo i capi con sacchetti anti-microplastiche. Da evitare, invece, poliestere, nylon, viscosa, acetato e altri derivati del petrolio.
– Make-up: Scegliere prodotti certificati con un’attenzione particolare agli ingredienti (INCI). Evitare ingredienti come Nylon, Polyethylene, PVP e glitter in generale se certificati: si tratta infatti di polimeri di derivazione plastica.
– Cura Personale: Preferire prodotti sfusi o solidi di origine naturale e vegana è una regola che, generalmente, non delude. Aiuta, tra le altre cose, ad evitare siliconi, parabeni e petrolati, tutti derivati da petrolio e polimeri plastici.
Ridurre la diffusione delle microplastiche richiede uno sforzo collettivo. Oltre a fare scelte consapevoli nei prodotti che acquistiamo, anche il nostro stile di vita può concretamente fare la differenza: rinunciare a brevi viaggi in auto per allungare la vita degli pneumatici, limitare i lavaggi dei capi, ridurre al minimo gli imballaggi superflui.
Creare un impatto positivo significa, prima di tutto, rendersi conto che ogni azione che intraprendiamo ha delle potenziali conseguenze: possiamo fare in modo che siano positive
[1] Microplastics are everywhere, but we can do something about them, Sarah Dudas, TEDXBinghatom University, marzo 2018.