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Racconto di un’attivista in crisi (climatica)

08 Aprile, 2022
Studenti che manifestano allo sciopero globale per il clima a Bergamo

Il 15 marzo 2019, ormai già più di 3 anni fa, ho partecipato al primo sciopero globale per il clima che si è tenuto anche a Bergamo, come in moltissime città di tutto il mondo. Quella mattina non sapevo quello che sarei andata a fare, non avevo mai partecipato ad uno sciopero che coinvolgesse in prima persona noi ragazzə, ma soprattutto non sapevo come quel primo sciopero avrebbe condizionato la mia vita negli anni successivi.

Le mie aspettative per quel giorno erano quelle di ritrovarmi in piazza con un piccolissimo gruppo di studenti, i soliti quattro gatti interessati alla tematica ambientale. Invece, con mia enorme sorpresa, non eravamo un centinaio e nemmeno un migliaio… i giornali parlavano di cinquemila studenti nelle strade della città che manifestavano per chiedere che venisse data attenzione politica a un problema su cui la scienza ci allarmava da anni: la crisi climatica.

Dopo quel primo sciopero ne sono seguiti altri, questo movimento sembrava inarrestabile. La forza del gruppo di Fridays For Future di Bergamo è stata riunirsi sin da subito una volta a settimana per non perdere i contatti e continuare ad essere attivə anche nei periodi tra uno sciopero e l’altro. Lentamente abbiamo costruito una rete di contatti che ha iniziato a coinvolgerci in attività sul territorio come incontri con le scuole, con autori di libri che scrivevano del nostro movimento, con reti di quartiere, con il Comune e la Provincia per cercare di spingere verso una transizione ecologica a partire dalla nostra città.

 

Nel 2020 è arrivato il Covid19 che è stato un grande ostacolo per il nostro movimento che trova la sua forza proprio nei momenti di piazza e partecipazione fisica. Abbiamo provato ad adattarci creando degli eventi online, ma non è stato facile continuare a tenere l’attenzione alta durante un periodo in cui l’attenzione era giustamente rivolta anche ad altro.

 

Con il rallentare della pandemia abbiamo ricominciato a organizzare di nuovo gli scioperi ma, un po’ per la paura dei contagi, un po’ per l’entusiasmo che era man mano calato, non siamo più riusciti a coinvolgere così tante persone come all’inizio.

Il periodo di difficoltà che ha colpito il nostro movimento è stato comune anche ad altri, come BLM e Bergamo Pride, per questo motivo abbiamo deciso di ripartire insieme con un progetto chiamato “I volti dei diritti” per ribadire il concetto di intersezionalità delle lotte. Grazie a 13 artistə di diversa estrazione e esperienza abbiamo realizzato dei cartonati raffiguranti 12 persone che si sono distinte nel loro impegno sociale e politico su quattro grandi temi di attualità: i diritti delle persone razzializzate, i diritti delle donne e della comunità LGBTQI+, il diritto alla salute e a una giustizia climatica e sociale. Queste sagome rappresentanti tematiche diverse ma fortemente interconnesse sono state esposte in alcuni dei luoghi più frequentati della città.

Successivamente abbiamo iniziato ad organizzare incontri con esperti di vario genere per creare dei momenti di formazione per tuttə. Uno dei problemi che ci accomunava era proprio quello di non sentirci molto competenti, infatti quello che abbiamo sempre chiesto alla politica è di ascoltare la scienza, noi siamo soltanto ragazzə che hanno ancora molto da imparare. Nel frattempo però abbiamo fatto in modo di crescere anche sotto questo aspetto e diventare sempre più consapevoli. Un incontro particolarmente apprezzato e partecipato si è svolto l’estate 2021 al Parco Suardi di Bergamo con Telmo Pievani, professore di Filosofia delle Scienze Biologiche presso l’Università di Padova. Durante questo incontro abbiamo parlato di Antropocene, l’epoca geologica che stiamo vivendo, determinata e modificata dalle azioni del genere umano.

Visto il riscontro positivo dell’evento abbiamo deciso di organizzare altri momenti di formazione, poiché abbiamo colto la condivisa necessità di informarsi e conoscere un problema complesso come la crisi climatica e tutti i temi ad esso trasversali.

La pandemia e il calo di partecipazione generale ai momenti di piazza ci ha fatto un po’ ripensare alla natura del nostro movimento e ai suoi possibili sviluppi nel lungo termine. Quello che ci si auspica è che si arrivi al punto in cui non ci sia più bisogno di noi, ma ad oggi, aprile 2022, all’alba della pubblicazione della terza parte del rapporto IPCC, ci rendiamo conto che non è stato fatto ancora abbastanza, né a livello locale né a livello globale, e forse la fase più critica per la determinazione del nostro futuro inizia proprio ora.